No, questa non vuole essere una istigazione a copiare durante il compito in classe di matematica, ma è una vera e propria strategia di apprendimento.

Fin da neonati tutti noi abbiamo imparato le abilità fondamentali di sopravvivenza imitando i comportamenti delle figure genitoriali o delle figure di riferimento più vicine a noi. Così come lo facciamo noi lo fanno anche gli altri mammiferi nel mondo animale.

Abbiamo in altre parole usato l’imitazione che è una delle più arcaiche ma rapide forme di apprendimento.

Perchè allora non utilizzare questa particolare abilità anche nella nostra vita adulta per imparare, migliorare, accrescere determinate skills che sentiamo non essere sviluppate a sufficienza?

Per spiegare meglio il meccanismo ti racconto una piccola storia, un caso di un ragazzo che un paio di anni fa era venuto in colloquio da me. Il ragazzo che chiameremo Michele aveva 22 anni.

Il problema con cui era venuto in seduta era un’eccessiva timidezza che lo bloccava nella maggior parte delle attività sociali tipiche dei ragazzi della sua età: dallo sport alle uscite con gli amici, Michele viveva ogni situazione con estrema difficoltà. Ogni occasione di scambio con qualcuno che non fosse parte della sua famiglia o della sua ristrettissima cerchia di amici lo metteva fortemente a disagio.

Ovviamente il problema si presentava in modo ancora più acuto con le ragazze.

Michele non era un brutto ragazzo, anzi. Di bell’aspetto e con un’intelligenza al di sopra della media, oltre che un senso di autoirnoia che spesso usava come maschera per coprire la sua timidezza.

Ma dentro di se Michele, oltre quella maschera, stava male. E stava ancor più male perchè si arrabbiava con se stesso per la sua incapacità di relazione, che talvolta lo portava anche ad una lieve balbuzie. Michele si rimproverava, si puniva, e delle volte si auto sabotava, isolandosi nel suo ritiro ed evitando ogni contatto.

E come biasimarlo? Non è per niente facile per un ragazzo della sua età avere una difficoltà del genere.

Dopo un paio di sedute in cui insieme abbiamo esplorato ed escluso ogni tipo di eventuale altra spiegazione a quella eccessiva ed invalidante timidezza, finalmente è arrivata la vera causa.

Michele non riusciva a parlare con le ragazze o con gli estranei perchè non sapeva farlo.

E per “non sapeva farlo” intendo che non aveva un metodo per farlo.

Trovata questa chiave chiesi a Michele di identificare nella sua squadra di calcio un suo compagno che invece, a parer suo, avesse quelle qualità relazionali che lui non possedeva.

Il compito era semplice: osservarlo. Osservare come l’altro ragazzo si muoveva, come parlava, addirittura come si vestiva.

Una volta osservato in modo quasi etologico il suo compagno, Michele avrebbe dovuto letteralmente copiare quelle caratteristiche che secondo lui erano funzionali al raggiungimento dell’obiettivo.

Vestendo in qualche modo i panni dell’atro “esperto” Michele potè sperimentare per un paio di settimane su se stesso quel tipo di energia per lui nuova e fino a poco prima sconosciuta.

Fu facile ed immediato? Assolutamente no.

Tuttavia, a piccoli passi Michele riuscì ad apprendere di nascosto in qualche modo alcune abilità che prima non aveva.

Ma non è tutto.

Quello che chiesi in qualche modo a Michele era di provare per qualche giorno a recitare una parte, ad essere altro da se. Questo è un piccolo trucco che in qualche modo serve ad ingannare la nostra mente. Se siamo anche in minima parte occupati ad impersonare qualcun altro, la parte del nostro cervello in cui sono nascoste le nostre paure, le nostre paure di sempre, si zittisce di un poco: abbiamo meno paura, perchè le nostre paure le abbiamo lasciate nei nostri vecchi abiti.

Come dicevo, non è un meccanismo facile ed immediato. E’ un processo.

Michele ad esempio è dovuto passare attraverso decine di prove e fallimenti, ma poi c’è riuscito.

La sua più grande scoperta è stata che se si vuole si può essere qualcun altro, e mentre si è nei panni dell’altro si possono imparare molte cose.

Entrando poi nello specifico di questo caso di apprendimento per imitazione la cosa che più ha funzionato è stata la parte corporea e posturale.

Il nostro corpo è una vera e propria risorsa per noi e saperla usare può darci numerosi vantaggi.

Un piccolo esercizio che puoi fare adesso mentre leggi è provare a stare due minuti in questa posizione.

Palleva psicologo pordenone postura 1 

Ora prendi carta e penna e annota le sensazioni, le emozioni e i pensieri che sono emersi.

 

Una volta scritto mettiti in quest’altra posizione per un minuto o due e nuovamente scrivi quello che hai poi provato.

Palleva psicologo pordenone postura 

Ora rileggi i due foglietti. Immagino che qualcosa anche se non magari molto, ma è cambiata nelle tue percezioni.

 

Non dico nulla di nuovo se ti dico che il nostro corpo è in grado di darci o toglierci energia in base a come lo utilizziamo.

 

Michele aveva appreso nuove posture più stabili, più energetiche, in altre parole più sicure per affrontare le sue paure. Il suo corpo comunicava a lui per primo. Aveva grounding, un contatto stabile con il terreno, mentre prima era instabile e quindi in balia degli eventi.

 

Similmente quando mi capita di avere in colloquio persone che hanno difficoltà a parlare in pubblico, ma che per un motivo o per l’altro sono costretti a doverlo fare (scuola, università, lavoro, ecc.) il compito che do loro è quello di studiare i gesti ed il modo di parlare dei grandi speaker.

 

Su youtube si possono provare centinaia di video simili, ma quello che io consiglio sempre per naturalezza e fascino sono i video TED. Puoi trovarli sia in italiano che in inglese.

 

Se anche tu hai difficoltà legate al public speaking prova a dare un’occhiata e poi cerca tra i video quello che senti più simile al tuo stile.

 

Si, perchè l’obiettivo finale non è quello di diventare l’altro, di snaturare falsamente il nostro modo di essere. Lo scopo è invece imparare e far nostro qualcosa che altri hanno e che noi invece ancora non conoscevamo.